sabato 13 marzo 2021

GESÙ DAL FILM ALLA STORIA

LA CACCIATA DEI MERCANTI DEL TEMPIO,LA SOSPENSIONE DEI RITI SACRIFICALI E LA PROFEZIA DELLA CADUTA DEL TEMPIO.

UNA SCENA TRATTA DAL FILM DI ZEFFIRELLI:

https://youtu.be/aA_0DELSc-4

Oggi esaminiamo una scena tratta dal film di Zeffirelli, dove troviamo Gesù cacciare i mercanti del Tempio, provocando la conseguenziale interruzione dei riti sacrificali. Dopo queste azioni tratte dai Vangeli, il registra aggiunge la profezia della caduta del Tempio.

Iniziamo subito col dire, che gran parte della vita di Gesù è stata scritta realizzando in lui alcune profezie contenute dell'Antico Testamento.

Nel caso specifico, la profezia delle 70 settimane ( o anni) nel libro di Daniele (capitolo 9),menziona che il Messia interromperà i sacrifici. Secondo Daniele 9:27, "Egli stabilirà un patto con molti per una settimana; in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta". Questa profezia è interpretata in vari modi nelle tradizioni religiose.Nel cristianesimo, molti credono che questa profezia si riferisca proprio a Gesù.

Tuttavia,cercando un riscontro nelle fonti storiche, non troviamo da nessuna parte che un uomo di nome di Gesù o con qualsiasi altro nome, si sia fatto re a Gerusalemme, interrompendo i riti sacrificali nel Tempio nel periodo di Ponzio Pilato.

Allargando il capo delle ricerche, soltanto Giovanni di Giscala è stato capace di una tale impresa, precisamente durante la I rivolta Giudaica, con i romani che non erano a Gerusalemme: ciò nonostante, per Giovanni non è stato facile raggiungere tali obbiettivi, perchè comunque ha trovato i sommi sacerdoti e alcuni  ebrei contrari al suo operato.

Così Giuseppe Flavio descrive quest' evento:

"Libro V:99 Arrivata infatti la festa degli Azzimi il giorno quattordici del mese di Xanthico, quando secondo i giudei essi si liberarono per la prima volta dagli egiziani, gli uomini di Eleazar spalancarono le porte e ammisero nel tempio chiunque del popolo volesse entrare a pregare. 
Libro V:100 Allora Giovanni, approfittando della festa per ordire nascostamente un tranello, scelse i meno noti fra i suoi partigiani, che per lo più erano in stato d'impurità, e con le armi ben celate li mandò in tutta fretta a impadronirsi del tempio. Quelli, appena furono dentro, si liberarono delle vesti e all'improvviso si vide che erano guerrieri. 
Libro V:101 Nel tempio scoppiò immediatamente un'enorme confusione, e il popolo estraneo alle fazioni credette che quelli volessero assalire tutti indiscriminatamente, mentre invece gli Zeloti compresero che l'attacco era rivolto soltanto contro di loro. 
Libro V:102 Questi abbandonarono la guardia alle porte e, saltati giù dai merli, prima che lo scontro potesse cominciate si rifugiarono nei sotterranei del tempio; i popolani, raccoltisi impauriti attorno all'altare e ammassandosi nei pressi del santuario, vennero calpestati e malmenati senza pietà a legnate..."

(GUERRE GIUDAICHE DI GIUSEPPE FLAVIO)

Tacito registra quest'evento importante, sintetizzando in questa maniera:

 "Più tardi Giovanni, fingendo di offrire un sacrificio, manda uomini a massacrare Eleazaro e i suoi, impadronendosi così del tempio."

(TACITO HIST. 11)

Una volta impossessatosi del Tempio, Giovanni si mise ad ungere i suoi seguaci con dell'olio, una pratica estranea all'ebraismo, ma molto usuale nei riti del Cristianesimo.
Dopo questo rito, Giovanni interrompe i riti sacrificali nel tempio, facendo infuriare, sia i sommi sacerdoti che l'ex sacerdote ed ex membro del Sinedrio Giuseppe Flavio ( nome e mestiere corrispondo al Giuseppe d'Arimatea), che al vedere ciò, sostanzialmente gli urla "SALVA TE STESSO" ( come avviene per il Gesù evangelico) e gli promette di salvarli la vita se solo decidesse di consegnarsi spontaneamente ai romani: Giuseppe poteva farlo, in quanto era, a suo dire, intimo amico di Tito Flavio Vespasiano:

Libro VI:96 Giuseppe, collocatosi in modo da essere udito non soltanto da Giovanni, ma anche dalla massa, 
Libro VI:97 trasmise in ebraico il messaggio di Cesare e concluse con un lungo appello perché volessero risparmiare la patria, disperdere le fiamme che già lambivano il santuario e rendere al Dio i sacrifici espiatori. 
Libro VI:98 Le sue parole furono accolte dal popolo con sgomento e silenzio mentre il tiranno, dopo aver scagliato un'infinità d'ingiurie e di maledizioni contro Giuseppe, terminò dicendo che non temeva la conquista della città perché questa apparteneva al Dio. 
Libro VI:99 Allora Giuseppe esplose: “Veramente pura hai conservato la città per il Dio, e intatto rimane il tempio, e nessuna offesa hai arrecato a colui che speri di aver alleato, ed egli riceve le consuete offerte! 
Libro VI:100 Se a te, maledetto empio, qualcuno togliesse il tuo cibo quotidiano, tu lo giudicheresti un nemico: come puoi illuderti di avere dalla tua parte nella guerra colui che hai privato del culto che durava da sempre? 
Libro VI:101 E attribuirai le tue colpe ai romani, che finora si son dati cura delle nostre leggi e cercano di restaurare per il Dio i riti sacrificali interrotti per causa tua? 
Libro VI:102 Chi non compiangerebbe amaramente la città per lo strano capovolgimento subito, dato che degli 
stranieri, e per di più nemici, si preoccupano di mettere riparo alla tua empietà, mentre tu, che sei un giudeo e sei stato educato all'osservanza delle nostre leggi, le offendi assai più gravemente di loro? 
Libro VI:103 Eppure, Giovanni, non soltanto è bello pentirsi delle proprie colpe, sia pure all'ultimo momento, ma se tu volessi risparmiare alla patria la rovina avresti un magnifico esempio da seguire, quello di Ieconia re dei giudei. 
Libro VI:104 Quando per causa sua l'esercito babilonese gli mosse guerra, egli, prima che la città fosse espugnata, ne venne fuori senza che alcuno lo costringesse e preferì affrontare volontariamente la schiavitù 
insieme con la sua famiglia piuttosto che consegnare ai nemici questi luoghi santi e vedere la casa del Dio in preda alle fiamme. 
Libro VI:105 Per questo tutti i giudei lo esaltano nella loro storia sacra e il ricordo sempre fresco presso i posteri attraverso i secoli lo rende immortale. 
Libro VI:106 Un magnifico esempio, Giovanni, anche se per seguirlo dovessi affrontare qualche pericolo; io, comunque, ti assicuro anche il perdono dei romani,
Libro VI:107 e poiché si deve badare chi è a dare un consiglio e da dove viene, ricordati che è un connazionale ad esortarti, che sono un giudeo io che ti do questa assicurazione. Preferirei morire anziché trasformarmi in uno di quegli schiavi abbietti che rinnegano la loro stirpe e si dimenticano della patria.

(GUERRE GIUDAICHE DI GIUSEPPE FLAVIO)

Dopo questa discussione Giovanni si consegnò spontaneamente ai romani e se la dinamica è stata quella che i rabbini descrivono per Yochannan ben Zakkai nel Talmud Gittin 56 a, che fece finta di morire per uscire incolume da Gerusalemme, allora possiamo sostanzialmente affermare che ci ritroviamo davanti ad una situazione abbastanza simile a quella che troviamo nei Vangeli con Gesù, Giuseppe d'Arimatea e Pilato.

Rimanendo in linea con i Vangeli, ma soprattutto con la scena del film, tutti i rabbini affermano che fu sempre Giovanni a profetizzare  la distruzione del Tempio, probabilmente sotto Ponzio Pilato ( 40 anni prima della caduta del Tempio) e non un uomo di nome Gesù:

"I nostri rabbini insegnavano: Durante gli ultimi quarant'anni prima della distruzione del Tempio .. le porte degli Hekal si aprivano da sole, finché R. Johanan B. Zakkai li rimproverava dicendo: Hekal, Hekal, perché vuoi allarmarci (Predichi la tua stessa distruzione)? So di te che sarai distrutto, perché Zaccaria ben Ido ha già profetato riguardo a te: apri le tue porte, o Libano, affinché il fuoco possa divorare i tuoi cedri "

(Soncino Talmud, Seder Mo'ed, vol. III Toma, pagina 186).

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