lunedì 25 novembre 2019

APOCALISSE SIRIACA DI BARUC COME FONTE Q

In questa sezione dimostrerò che sia gli ebrei con il loro Yokhannan ben Zakkai e sia i cristiani con il loro Gesù, hanno attinto dati da una fonte comune esistente già prima della caduta del secondo Tempio e cioè dall'Apocalisse Siriaca di Baruc.
Comparando questa ad alcuni contenuti degli Atti degli Apostoli e al Talmud, capiremo in principio chi era percepito come il Cristo, chi era Simon Pietro e chi era Aquila.

TRATTO DALL'APOCALISSE SIRIACA DI BARUC

IV

[1] E mi disse il Signore: "Questa città per un (certo) tempo sarà consegnata e il popolo per un (certo) tempo sarà castigato, ma il mondo non sarà dimenticato.
[2] o forse credi che sia questa la città di cui ho detto: Ti ho tracciata sul palmo delle mie mani?
 [3] Non (è) questo edificio, edificato ora tra di voi, quello che sarà rivelato presso di me, quello che è pronto qui,(fin) da prima, da quando ho pensato di fare il paradiso; e lo avevo mostrato ad Adamo, prima
che peccasse, e, quando trasgredì il comandamento, ne fu privato, come anche (del) paradiso.
[4] E, dopo ciò, lo ho mostrato al mio servo Abramo, di notte, tra le parti delle vittime, [5] e, ancora, lo ho mostrato anche a Mosè sul monte Sinai, quando gli ho mostrato il modello della tenda e (di) tutti i suoi vasi.
[6] E ora ecco, esso è custodito presso di me, come anche il paradiso.
[7] Va', dunque, e fa' come ti comando".

V

[1] E risposi e dissi: "Diverrò dunque in Sion reo del fatto che i tuoi nemici verranno in questo
luogo e contamineranno il tuo santuario e faranno prigioniera la tua eredità e domineranno su coloro che hai amato e andranno di nuovo nel luogo dei loro idoli e si vanteranno davanti a
loro? E cosa farai per il tuo grande nome?". [2] E mi disse il Signore: "Il mio nome e la mia
gloria hanno (per sempre) il mondo eterno; il mio giudizio invece custodisce per il suo tempo quel che (gli) è dovuto,
[3] e tu vedrai con i tuoi occhi che non gli avversari distruggeranno Sion né
(essi) incendieranno Gerusalemme, ma (che) serviranno il Giudice, per un (certo) tempo.
[4]Tu va' e fa' tutto quel che ti ho detto".
[5] E andai e condussi Geremia e Iddo e Seraia e Yabes e Godolia e tutti i dignitari del popolo, e li feci venire alla valle del Cedron e narrai loro tutto
quel che mi era stato detto.
[6] E levarono la loro voce e piansero tutti, [7] e sedemmo lì e digiunammo fino a sera.

VI

[1] E fu l'indomani e, ecco, l'esercito dei Caldei circondò la città e a sera io, Baruc, abbandonai il popolo e uscii e stetti presso la quercia.
 [2] Ed ero addolorato per Sion e gemevo per la cattività che era venuta sul popolo [3] e, ecco, improvvisamente uno spirito di potenza mi innalzò e mi fece salire su, sopra il muro di Gerusalemme,
[4] e vidi. Ecco, quattro angeli
stavano ai quattro angoli della città, tenendo ciascuno nelle sue mani una fiaccola di fuoco.
[5]E un altro angelo scendeva dal cielo e disse loro: "Tenete le vostre fiaccole e non appiccate fuoco finché non ve (lo) dico.
[6] Sono stato mandato infatti per dire, prima, una parola alla
terra e trasmetterle quel che mi ha comandato il Signore Altissimo".
[7] E lo vidi scendere verso il santo dei santi e prese di lì il velo e l'efod santo e il propiziatorio e le due tavole e la
veste santa dei sacerdoti e il turibolo e le quarantotto pietre preziose che il sacerdote vestiva e tutti i santi vasi della tenda. [8] E disse alla terra a voce alta: "Terra, terra, terra: ascolta le parole del Dio potente e ricevi le cose che ti affido e custodiscile fino agli ultimi tempi, per
renderle, quando (ne) sarai comandata, affinché gli stranieri non se ne impadroniscano.
[9] E' giunto infatti il tempo in cui anche Gerusalemme sarà consegnata, per un (certo) tempo, finché non si dica: Torna di nuovo. Sii stabile per sempre".
[10] E la terra aprì la sua bocca e le
inghiottì.

VII

[1] E dopo ciò ho udito l'angelo dire agli angeli che tenevano le fiaccole: "Distruggete dunque e abbattete le sue mura fino alle fondamenta, perché gli avversari non si vantino e dicano: Noi abbiamo abbattuto il muro di Sion e abbiamo incendiato il luogo del Dio potente!
[2] Ma prenderete voi il luogo in cui prima stavo".

VIII

[1] Gli angeli fecero come comandò loro e, quando ebbero abbattuto gli angoli del muro, dopo che il muro era caduto, si udì una voce dall'interno del tempio, che diceva:
[2] "Entrate, avversari, e venite, nemici! Se ne è andato infatti colui che custodiva la casa".
[3] Ed io, Baruc (me ne) andai.
[4] E accadde dopo questo: l'esercito dei Caldei entrò e presero la casa e tutti i
suoi dintorni
[5] e fecero prigioniero il popolo e ne uccisero alcuni e incatenarono il re Sedecia
e lo mandarono dal re di Babilonia.

IX

[1] E venimmo, io, Baruc, e Geremia, il cui cuore era stato trovato puro da peccati (e) che non era stato catturato durante l'occupazione della città, e stracciammo le nostre vesti e piangemmo e facemmo lutto e digiunammo per sette giorni.

CONCLUSIONE E INVIO DI BARUC DEL SUO MESSAGGIO AI PAGANI TRAMITE AQUILA

LXXXV
[1] Ancora poi sappiate che nei tempi precedenti e nelle generazioni di prima i nostri padri avevano (come) aiuti giusti e profeti e santi.
[2] Ma (anche) noi fummo nella nostra terra, ed essi ci aiutavano, quando peccavamo, e invocavano per noi colui che ci ha fatto, perché confidavano nelle proprie opere, e il Potente li udiva e ci era propizio.
 [3] Ora però i giusti sono
stati radunati e i profeti si sono addormentati e anche noi siamo usciti dalla nostra terra e Sion
ci è stata tolta e non abbiamo alcunché ora, se non il Potente e la sua legge.
[4] Se dunque correggeremo e rinsalderemo i nostri cuori, riceveremo tutto quel che abbiamo perduto e (cose) che sono molto più eccellenti di quelle che abbiamo perduto, di molte volte.
[5] Quel che abbiamo perduto infatti era soggetto a corruzione e quel che riceveremo è incorruttibile.
[6] Anche ai nostri fratelli ho scritto così, a Babilonia, per testimoniare anche a
loro queste (cose).
[7] Tutte le (cose) dette in precedenza siano sempre davanti ai vostri occhi, perché siamo ancora in vita e (nel) dominio della nostra libertà
[8] e, ancora, anche l'Altissimo qui è longanime con noi e ci ha fatto conoscere quel che sarà né ha nascosto quel
che capiterà alla fine.
[9] Prima dunque che il suo giudizio rivendichi quel che (è) suo e la
verità quel che le spetta, prepariamo la nostra anima a prendere, e non ad essere presi, e a sperare, e non a vergognarsi, e a riposare con i nostri padri, e non ad essere tormentati con i nostri nemici.
[10] La giovinezza del mondo infatti è passata e la veemenza della creazione è di
già consumata e poco manca all'avvento dei tempi ed (anzi) essi sono passati e il secchio è vicino alla cisterna e la nave al porto e il corso della via alla città e la vita al compimento.
[11] Ancora: preparate le vostre anime affinché, dopo aver solcato (il mare) ed essere scesi dalla nave, riposiate e, quando (ve ne) sarete andati, non siate condannati.[12] Ecco, infatti: l'Altissimo farà venire tutte queste (cose). Lì non vi sarà più luogo per la penitenza né confine
per i tempi né spazio per i momenti né cambiamento per (aver) sollievo né luogo per l'invocazione né invio di domande né assunzione di scienza né dono d'amore né luogo per la resipiscenza né suppliche per le colpe né invocazioni di padri né preghiera di profeti né aiuto di giusti.
[13] Lì v'è sentenza di corruzione, via di fuoco e sentiero che conduce alla gehenna.[14] Per questo una è la legge (data) dall'Unico; uno (è) il mondo e per quel che v'è in esso, per tutto, fine.
[15] Allora (egli) farà vivere quelli che troverà e sarà loro propizio e, insieme, farà
perire coloro che saranno macchiati di peccati.

LXXXVI

[1] Quando dunque riceverete la lettera, leggetela nelle vostre assemblee con sollecitudine
[2] e meditatela, soprattutto nei giorni dei vostri digiuni.
[3] E rammentatevi di me, tramite
questa lettera, come anch'io mi rammento di voi, in essa e sempre.

LXXXVII

[1] E accadde: quando ebbi compiuto tutte le parole di questa lettera e l'ebbi scritta con sollecitudine fino al suo compimento, l'arrotolai e sigillai con cura e la legai al collo dell'aquila e lasciai (questa) e la mandai.
Fine del libro di Baruc, figlio di Neria.
Il testo integrale lo troverete in questo sito:

http://www.giovannigiorgi.it/vangelo-apocrifi.php

ATTI CAP. 10

Pietro e il centurione romano Cornelio
1Vi era a Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica. 2Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. 3Un giorno, verso le tre del pomeriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». 4Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c'è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio ed egli si è ricordato di te. 5Ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone, detto Pietro. 6Egli è ospite presso un tale Simone, conciatore di pelli, che abita vicino al mare». 7Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un soldato, uomo religioso, che era ai suoi ordini; 8spiegò loro ogni cosa e li mandò a Giaffa.
9Il giorno dopo, mentre quelli erano in cammino e si avvicinavano alla città, Pietro, verso mezzogiorno, salì sulla terrazza a pregare. 10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi: 11vide il cielo aperto e un oggetto che scendeva, simile a una grande tovaglia,, calata a terra per i quattro capi. 12In essa c'era ogni sorta di quadrupedi, rettili della terra e uccelli del cielo. 13Allora risuonò una voce che gli diceva: «Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!». 14Ma Pietro rispose: «Non sia mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano o di impuro». 15E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano». 16Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato nel cielo. 17Mentre Pietro si domandava perplesso, tra sé e sé, che cosa significasse ciò che aveva visto, ecco gli uomini inviati da Cornelio: dopo aver domandato della casa di Simone, si presentarono all'ingresso, 18chiamarono e chiesero se Simone, detto Pietro, fosse ospite lì. 19Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; 20àlzati, scendi e va' con loro senza esitare, perché sono io che li ho mandati». 21Pietro scese incontro a quegli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?». 22Risposero: «Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutta la nazione dei Giudei, ha ricevuto da un angelo santo l'ordine di farti venire in casa sua per ascoltare ciò che hai da dirgli». 23Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente partì con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. 24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi che aveva invitato. 25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. 26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!». 27Poi, continuando a conversare con lui, entrò, trovò riunite molte persone 28e disse loro: «Voi sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo. 29Per questo, quando mi avete mandato a chiamare, sono venuto senza esitare. Vi chiedo dunque per quale ragione mi avete mandato a chiamare». 30Cornelio allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo facendo la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste 31e mi disse: «Cornelio, la tua preghiera è stata esaudita e Dio si è ricordato delle tue elemosine. 32Manda dunque qualcuno a Giaffa e fa' venire Simone, detto Pietro; egli è ospite nella casa di Simone, il conciatore di pelli, vicino al mare». 33Subito ho mandato a chiamarti e tu hai fatto una cosa buona a venire. Ora dunque tutti noi siamo qui riuniti, al cospetto di Dio, per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato».

ATTI CAP. 11

Pietro difende la propria condotta
1Gli apostoli e i fratelli che stavano in Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. 2E, quando Pietro salì a Gerusalemme, i fedeli circoncisi lo rimproveravano 3dicendo: «Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!».
4Allora Pietro cominciò a raccontare loro, con ordine, dicendo: 5«Mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e in estasi ebbi una visione: un oggetto che scendeva dal cielo, simile a una grande tovaglia, calata per i quattro capi, e che giunse fino a me. 6Fissandola con attenzione, osservai e vidi in essa quadrupedi della terra, fiere, rettili e uccelli del cielo. 7Sentii anche una voce che mi diceva: «Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!». 8Io dissi: «Non sia mai, Signore, perché nulla di profano o di impuro è mai entrato nella mia bocca». 9Nuovamente la voce dal cielo riprese: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano». 10Questo accadde per tre volte e poi tutto fu tirato su di nuovo nel cielo. 11Ed ecco, in quell'istante, tre uomini si presentarono alla casa dove eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi. 12Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo. 13Egli ci raccontò come avesse visto l'angelo presentarsi in casa sua e dirgli: «Manda qualcuno a Giaffa e fa' venire Simone, detto Pietro; 14egli ti dirà cose per le quali sarai salvato tu con tutta la tua famiglia». 15Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo discese su di loro, come in principio era disceso su di noi. 16Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: «Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo». 17Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?».
18All'udire questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: «Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!».

COMPARAZIONE

E' evidente che chi ha scritto gli Atti degli apostoli ha utilizzato l'estasi di Baruc e l’ha adattata su Simon Pietro, infatti entrambi hanno visto la stessa cosa.
Nello stesso tempo lo scrittore degli Atti con questo accostamento ha voluto un mandare un messaggio occulto ai pagani ignoranti, ma abbastanza chiaro per I saggi ebrei: quell'estasi era stata associata ad un protagonista del passato che ha assistito alla distruzione del primo Tempio e si voleva far capire ,in maniera occulta, che anche Simon Pietro avevo vissuto, come un protagonista, e aveva visto in in prima persona la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio.
Se questo era il messaggio subliminale dell'autore degli Atti, chi altro poteva essere storicamente quel Simon Pietro se non quel Simone bar ghiora, descritto in Guerre Giudaiche da Giuseppe Flavio?
Infatti come se fossero guidati dagli stessi consigli dati da Dio a Baruc, Simone bar ghiora e I suoi seguaci compirono gli stessi atti descritti nell'Apocalisse siriaca di Baruc:

GUERRE GIUDAICHE

Libro VI:364 Costoro non provavano alcun rimorso per le loro malefatte, anzi ne andavano fieri come di belle imprese; così, quando videro la città in fiamme, con lieto volto dichiararono di esser contenti di aspettare la fine perché, sterminato il popolo, bruciato il tempio e incendiata la città, non lasciavano niente ai nemici.

Cosa dire poi di quel Angelo possente, che ricevuto l'ordine dal Signore fece bruciare da altri angeli il Tempio?
Gli ebrei credevano che il Messia avrebbe distrutto il Tempio e al suo posto ne avrebbe costruito un altro!
La caduta del secondo Tempio cadde storicamente proprio a causa dello zio di Simone di giora e cioè Giovanni di Giscala ( Yokhannan ben Zakkai) e infatti, lui, proprio come l'angelo possente dell'Apocalisse di Baruc ricevette l'ordine da Dio di bruciare il Tempio, così come I rabbini nei loro testi sacri attestano:

Quanta differenza tra i peccatori ebrei e i profeti dei popoli del mondo! E la Beraita dice: disse Rabbi Elazàr: "Vedi quant'è grande la forza della vergogna! Perché [a causa di quell'umiliazione] il Santo, benedetto Egli sia, ha aiutato Bar Kamtza [Giovanni], ha distrutto la Sua casa ed ha bruciato il Suo palazzo!"

Negli Atti degli apostoli la visione correlata alla distuzione del Tempio di Gerusalemme, viene correlata anche al fatto che grazie al Cristo tutto I cibi fossero puri.

Secondo il Nuovo Testamento infatti emerge che il Cristo NON RISPETTAVA LE NORMALI NORME DI PURITÀ È PROCLAMÒ TUTTI I CIBI PURI:

14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». 16
17Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20

In Guerre Giudaiche lo storico Falvio Giuseppe conferma il contenuto del passo evangelico, ma lo attribuisce sempre a Giovanni:

Libro VII:264 La sua mensa era infatti imbandita con cibi proibiti ed egli aveva abbandonato le tradizionali regole di purità, sì che non poteva più far stupore se uno che era così follemente empio verso il Dio non osservava più la bontà e la fratellanza verso gli uomini.

Cosa dire poi di Cornelio AQUILA Pudente chiamato anche Onkelos dagli ebrei?


Da quello che emerge dall'Apocalisse di Baruc sembrerebbe che Aquila sia proprio un soprannome dato a quest'uomo, visto che per i Cristiani è stato configurato come il primo pagano a ricevere le nozioni di quell'ebraismo riformato, ed è esattamente come l'aquila di Baruc, che portò il suo messaggio ai (romani) pagani.

L'autore degli Atti  sostanzialmente ha associato Simone a Baruc e Cornelio AQUILA Pudente all'Aquila portatrice dei messaggi di Baruc.

Sempre negli Atti, come nel caso di Anania che guarì e battezzò Saulo, anche per Cornelio si dice che sia stato “mandato” dal Signore, ma a Cesarea c'era un solo Signore, maestro di Anania e di Cornelio e il suo nome era Zaccheo/Zakkai.

Praticamente Zakkai da maestro di questi due discepoli, soltanto lui poteva ordinare a costoro di compiere queste missioni.

In queste parti degli Atti degli postoli il nome di Zaccheo/Zakkai, viene sostituito sistematicamente con il “Signore" o “Dio" e queste manipolazioni, tuttavia ci suggeriscono chi fosse nella realtà quella persona ad essere percepita come il Cristo ( ved. Talmud e le Pseudo Clementine).

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