lunedì 25 febbraio 2019

GAMALIELE ERA CRISTIANO? INDAGINE STORICA

Come ho già dimostrato per il rabbino Gesù figlio di Anania, chiamato anche semplicemente Anania dalle fonti cristiane, anche Gamaliele risulta nelle fonti cristiane un seguace simpatizzante di Gesù, mentre nelle fonti storiche e giudaiche risulta amico intimo e seguace di Giovanni di Giscala ( Yohannan ben Zakkai).

PREMESSA

Hillel era il maestro di Gamaliel e Yohannan ben Zakkai.

Gamaliel aveva un figlio di nome Simone che era compagno di studi di Paolo di Tarso.

Incominciamo ad esaminare dove appare Gamaliele nel Nuovo Testamento:

1. IN ATTI APPARE COME MAESTRO DI PAOLO DI TARSO.

1«Fratelli e padri, ascoltate ora la mia difesa davanti a voi». 2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero ancora più silenzio. Ed egli continuò: 3«Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamalielenell'osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio…

2) SEMPRE IN ATTI apprendiamo che grazie a Gamaliel, Simone barjona, Giovanni e altri apostoli furono  liberati, nonostante l'opposizione del sommo sacerdote Anano.

Atti 5:27 Dopo averli portati via, li presentarono al sinedrio; e il sommo sacerdote [Anano] li interrogò,
Atti 5:28 dicendo: «Non vi abbiamo forse espressamente vietato di insegnare nel nome di costui? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina, e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo».

Atti 5:29 Ma [Simone detto] Pietro e gli altri apostoli risposero: «Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini.
…….

Atti 5:33 Ma essi, udendo queste cose fremevano d'ira, e si proponevano di ucciderli.
Atti 5:34 Ma un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, onorato da tutto il popolo, alzatosi in piedi nel sinedrio, comandò che gli apostoli venissero un momento allontanati.
Atti 5:35 Poi disse loro: «Uomini d'Israele, badate bene a quello che state per fare circa questi uomini.
Atti 5:36 Poiché, prima d'ora, sorse Teuda, dicendo di essere qualcuno; presso di lui si raccolsero circa quattrocento uomini; egli fu ucciso, e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi e ridotti a nulla.
Atti 5:37 Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, ai giorni del censimento, e si trascinò dietro della gente; anch'egli perì, e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi.
Atti 5:38 E ora vi dico: tenetevi lontani da loro, e ritiratevi da questi uomini; perché, se questo disegno o quest'opera è dagli uomini, sarà distrutta;
Atti 5:39 ma se è da Dio, voi non potrete distruggerli, se non volete trovarvi a combattere anche contro Dio».

Atti 5:40 Essi furono da lui convinti…e furono liberati.

Passando adesso alla storia, vi propongo un passo molto simile, che oltre a dimostrare che i Gamaliel fossero nella realtà legati da “una lunga e profonda amicizia" con Giovanni di Giscala, mette in risalto anche Simone suo fratello. Il passo è tratto dall'autobiografia di Flavio Giuseppe e come abbiamo visto in Atti, anche qui SIMONE parla con “I membri del sinedrio”, viene ostacolato da Anano e appoggiato da un Gamaliel, ma non per la gloria di Gesù ma di Giovanni:
 [189] Intanto montava vieppiù contro di me l'odio di Giovanni figlio di Levi, che si tormentava per il mio successo. Deciso dunque a sbarazzarsi di me a ogni costo, fece costruire le mura di Giscala, sua città d'origine,
[190] e mandò SUO FRATELLO Simone, con Gionata figlio di Sisenna e cento uomini armati, a Gerusalemme, da Simone figlio di Gamaliel, per esortarlo a convincere il governo di Gerusalemme a sollevarmi dal comando delle operazioni di Galilea e ad affidarne ufficialmente la responsabilità a lui.
[191] Questo Simone era un cittadino di Gerusalemme, di famiglia assai illustre, appartenente alla cerchia dei Farisei, i quali hanno fama di superare chiunque nell'esatta interpretazione delle patrie leggi.
[192] Era un uomo dotato di grande intelligenza e discernimento, che aveva la capacità di ristabilire, con un colpo d'ingegno, anche le situazioni più compromesse; LEGATO A GIOVANNI DA LUNGA E PROFONDA AMICIZIA, era allora di ben diversa predisposizione nei miei confronti.

[193] Accolta dunque la richiesta, tentò di convincere i sommi sacerdoti Anano e Gesù figlio di Gamala, e pure alcuni altri della medesima fazione, a stroncarmi subito, e a non permettere che salissi al culmine della fama, dicendo che sarebbe stato nel loro interesse rimuovermi dalla Galilea. Esortava poi Anano e i suoi a non indugiare, nel timore che, se fossi stato anticipatamente avvertito, potessi assalire la città di Gerusalemme con un grande esercito.
[194] Questo era quanto Simone suggeriva; ma il sommo sacerdote Anano dichiarò che la cosa non era così facile, dal momento che parecchi sommi sacerdoti e diversi capi del popolo testimoniavano che ero un valente comandante: mettere sotto accusa un uomo contro il quale non si poteva produrre legittimamente alcunché era un'autentica leggerezza.


[195] Come Simone ebbe udito la replica di Anano, chiese agli inviati di mantenere il segreto e di non divulgare le parole dei sacerdoti; asserì che ci avrebbe pensato lui stesso, a farmi rimuovere al più presto dalla Galilea. Fatto poi chiamare il fratello di Giovanni (Simone), stabilì che inviasse dei doni ad Anano e ai suoi seguaci; in questo modo, disse, li avrebbe persuasi a cambiare in fretta parere.
[196] Così, alla fine, Simone raggiunse ciò che si era prefissato; infatti Anano e il suo gruppo, corrotti dal denaro, concordarono di allontanarmi dalla Galilea, senza che nessun altro in città ne fosse a conoscenza. Avevano pertanto deciso di inviare degli uomini di differente estrazione sociale, ma di retroterra culturale simile.

Non esiste nessun altro passo storico in linea con gli Atti, tuttavia in questi emergono delle falsicazioni: Teuda non venne prima di Giuda il Galileo e Giovanni in altre parti  risulta che “cercava con ogni mezzo di convincere I suoi seguaci di non ribellarsi ai romani". A prova di ciò ricordo che quando arrivarono I romani a Giscala,  Giovanni “pur non rispettando il Sabato" scappò via a Gerusalemme “seguito anche da donne e bambini" ( caratteristiche identiche al Gesù evangelico), evitando di fatto ogni scontro con I romani. Le stesse fonti ebraiche ribadiscono che Giovanni voleva la resa di Gerusalemme, ma non fu ascoltato.
Ciò va ribadito per sottolineare il fatto che  Giovanni non interessava combattere contro I romani e il fatto che nelle fonti appaia come colui volesse spodestare Giuseppe Flavio dalla Galilea per essere lui il capo supremo della difesa contro I romani, è molto probabilmente una falsificazione.
Le ragioni storiche che allontanarono gli ebrei da Giovanni, le troviamo in Guerre Giudaiche, dove viene sottolineato il fatto che lui si comportava come un re nemico nei confronti degli ebrei e non nei confronti dei romani:
Libro IV:389 - 7, 1. Giovanni, che ormai aspirava a un dominio di carattere personale, era insofferente di aver dignità uguale a quella dei suoi pari e, attirando a sé un po' alla volta alcuni dei più facinorosi, si estraniò dal gruppo di potere.
Libro IV:390 Egli contravveniva sempre agli ordini emanati dagli altri mentre imponeva inflessibilmente il rispetto di quelli emanati da lui, e fu chiaro che pensava a farsi padrone assoluto
Libro IV:393 ma grande rimase, anche il numero degli avversari. Fra questi si faceva sentire l'invidia, perché
non sopportavano di dover ubbidienza a chi prima era un loro pari, ma fu soprattutto la preoccupazione di evitare l'instaurarsi di un regime monarchico ad allontanarli da Giovanni;
Libro IV:394 una volta impadronitosi del potere non sarebbe stato facile abbatterlo, ed essi avrebbero avuto
contro di sé un motivo di avversione nell'averlo osteggiato al principio. Perciò ognuno preferiva affrontare i rischi
di una lotta anziché piegare volontariamente la schiena e fare la fine di uno schiavo.
Libro IV:395 Tale fu l'origine della spaccatura fra le due fazioni, e Giovanni nei confronti dei suoi avversari prese
a comportarsi come un re nemico.

Nello stesso modo anche in Gittin 56 a gli ebrei attestano:
I saggi pensarono allora di uccidere [Giovanni].
C'è chi pensa che I vangeli ingiustamente diano la colpa agli ebrei, perché loro volevano mettere a morte il Cristo, ma stando alle stesse fonti ebraiche le cose andarono proprio cosi e la biografia di Giovanni è perfettamente in linea con I Vangeli e le fonti storiche.
Le stesse fonti ebraiche dichiarano che “Giovanni sia vissuto circa 120 anni (40 A.C. / 80 D.C.), abbia fatto il costruttore/carpentiere studiando la Torah nei primi anni della sua vita e che la sua attività pubblica sia incominciata circa nel 30 D.C.”, persino questi elementi sono in linea con il Cristo Evangelico.
I dati che emergono dalla biografia di Giovanni sono perfettamente in linea con il Cristo evangelico, le congruenze sono davvero tante e queste non sono le uniche.
Dopo questa piccola parentesi torniamo a Gamaliele e alla sua discendenza.
Nelle fonti ebraiche, viene sempre rimarcato il fatto che I Gamaliel rimasero uniti ai discepoli non di Gesù, ma di Giovanni:
I rabbini Gamaliel, Joshua, Eleazar b. Azaria e Akiba erano predicatori a Roma. - Exod. Rabba 30.
Ricordo che Akiba e  Joshua ben Anania furono I maestri dei fondatori del Cristianesimo a Roma: Aquila e Clemente Romano.
Eppure stando alla tradizione cristiana Gamaliel era vicino a Gesù, a tal punto che esiste un vangelo apocrifico attribuito in maniera pseudoepigrafa a Gamaliele:

https://mikeplato.myblog.it/2017/02/23/il-vangelo-di-gamaliele/

In questo Vangelo emergono delle cose interessanti, come I segni del cielo e la luce che accompagnava la resurrezione e la presenza del Cristo:

[3] Mi rammaricavo, infatti, per lui avendo alzato la mano contro di lui: fondandomi sui segni verificatisi in cielo e in terra sull’albero della croce, quand’egli morì, pensavo: è forse egli il figlio di Dio?
[4] Lo vidi affianco a me! Il suo splendore superava quello del sole e tutta la città ne era illuminata, ad eccezione della sinagoga degli Ebrei.
[6] Io sono il Gesù che morì sull’albero della croce e io sono il Gesù che oggi è risorto dai morti. Questa luce che tu ora vedi è la gloria della mia risurrezione che irradia di gioia il mondo tutto.
[7] Contempla questo miracolo: lo splendore che irradia sulla terra supera quello del sole, affinché tu comprenda che sono risorto dai morti.
[9] Sii forte, Pilato, per essere illuminato dallo splendore della mia risurrezione che gli Ebrei negheranno””.
[11, 1] E il morto gli rispose: “Non hai visto, mio signore, il grande splendore? Esso irradiava perché, mentre tu pregavi, il Signore Gesù era con me.

Quando vennero registrati nella realtà questi fenomeni?
Tutte le fonti storiche  parlano nel periodo della guerra, inclusa la promessa di Gesù che sarebbe venuto a distruggere il tempio con carri da guerra provenienti dal cielo.

FLAVIO GIUSEPPE IN GUERRE GIUDAICHE
13. S'eran verificati dei prodigi; prodigi che quel popolo, schiavo della superstizione ma avverso alle pratiche religiose, non ha il potere di scongiurare, con sacrifici e preghiere. Si videro in cielo scontri di eserciti e sfolgorio di armi e, per improvviso ardere di nubi, illuminarsi il tempio. S'aprirono di colpo le porte del santuario e fu udita una voce sovrumana annunciare: «Gli dèi se ne vanno!» e intanto s'avvertì un gran movimento, come di esseri che partono. Ma pochi ricavavano motivi di paura; valeva per i più la convinzione profonda di quanto contenuto negli antichi scritti dei sacerdoti, che proprio in quel tempo l'Oriente avrebbe mostrato la sua forza e uomini venuti dalla Giudea si sarebbero impadroniti del mondo. Questa oscura profezia annunciava Vespasiano e Tito, ma il volgo, come sempre sollecitato dalla propria attesa, incapace di fare i conti con la realtà anche nei momenti più difficili, interpretava a suo favore un destino così glorioso.
 Libro VI:288 - 5, 3. Così il Popolo fu allora abbindolato da ciarlatani e da falsi profeti, senza più badare né prestar fede ai segni manifesti che preannunziavano l'imminente rovina. Quasi fossero stati frastornati dal tuono e accecati negli occhi e nella mente, non compresero gli ammonimenti del Dio,
Libro VI:289 come quando sulla città apparvero un astro a forma di spada e una cometa che durò un anno,
Libro VI:290 o come quando, prima che scoppiassero la ribellione e la guerra, essendosi il popolo radunato per la festa degli Azzimi nell'ottavo giorno del mese di Xanthico, all'ora nona della notte l'altare e il tempio furono circonfusi da un tale splendore, che sembrava di essere in pieno giorno, e il fenomeno durò per mezz'ora:
Libro VI:291 agli inesperti sembrò di buon augurio, ma dai sacri scribi fu subito interpretato in conformità di ciò che accadde dopo.
Libro VI:292 Durante la stessa festa, una vacca che un tale menava al sacrificio partorì un agnello in mezzo al sacro recinto;
Libro VI:293 inoltre, la porta orientale del tempio, quella che era di bronzo e assai massiccia, sì che la sera a fatica venti uomini riuscivano a chiuderla, e veniva sprangata con sbarre legate in ferro e aveva dei paletti che si
conficcavano assai profondamente nella soglia costituita da un blocco tutto d'un pezzo, all'ora sesta della notte fu vista aprirsi da sola.
Libro VI:294 Le guardie del santuario corsero a informare il comandante, che salì al tempio e a stento riuscì a farla richiudere.
 Libro VI:295 Ancora una volta questo parve agli ignari un sicurissimo segno di buon augurio, come se il Dio
avesse spalancato a loro la porta delle sue grazie; ma gli intenditori compresero che la sicurezza del santuario era finita di per sé e che l'aprirsi della porta rappresentava un dono per i nemici, e pertanto interpretarono in cuor loro il prodigio come preannunzio di rovina.
Libro VI:296 Non molti giorni dopo la festa, il ventuno del mese di Artemisio, apparve una visione miracolosa cui si stenterebbe a prestar fede;
Libro VI:297 e in realtà, io credo che ciò che sto per raccontare potrebbe apparire una favola, se non avesse da una parte il sostegno dei testimoni oculari, dall'altra la conferma delle sventure che seguirono.
Libro VI:298 Prima che il sole tramontasse, si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città. Inoltre, alla festa che si chiama la Pentecoste,
Libro VI:299 i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno per celebrarvi i soliti riti riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: “Da questo luogo noi ce ne andiamo”.

TACITO
13. S'eran verificati dei prodigi; prodigi che quel popolo, schiavo della superstizione ma avverso alle pratiche religiose, non ha il potere di scongiurare, con sacrifici e preghiere. Si videro in cielo scontri di eserciti e sfolgorio di armi e, per improvviso ardere di nubi, illuminarsi il tempio. S'aprirono di colpo le porte del santuario e fu udita una voce sovrumana annunciare: «Gli dèi se ne vanno!» e intanto s'avvertì un gran movimento, come di esseri che partono. Ma pochi ricavavano motivi di paura; valeva per i più la convinzione profonda di quanto contenuto negli antichi scritti dei sacerdoti, che proprio in quel tempo l'Oriente avrebbe mostrato la sua forza e uomini venuti dalla Giudea si sarebbero impadroniti del mondo. Questa oscura profezia annunciava Vespasiano e Tito, ma il volgo, come sempre sollecitato dalla propria attesa, incapace di fare i conti con la realtà anche nei momenti più difficili, interpretava a suo favore un destino così glorioso.

TALMUD
Il Talmud di Gerusalemme afferma che Yohannan ben Zakkay, al vedere queste cose e soprattutto vedendo le porte del Tempio aprirsi da sole, ne profetizzò, come a Gesù, la sua caduta:
“Disse Rabban Yohanan Ben Zakkai al Tempio, ‘O Tempio, perché ci spaventi? Sappiamo che tu finirai distrutto. Per questo è stato detto,’ Apri le tue porte, O Libano, che l’incendio possa divorare i tuoi cedri ‘”(Zaccaria 11:1)’ (Sota 6:3).

NUOVO TESTAMENTO
In Marco cap. 13 Gesù descrive come riconoscere la presenza del figlio dell'uomo:
26Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

Nello stesso tempo Gesù promise che avrebbe distrutto il Tempio e Marco nel cap.14 descrive come:

58«Lo abbiamo udito mentre diceva: «Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d'uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d'uomo»». 59Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». 62Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».

E' chiaro che per gli ebrei, il Messia tanto atteso doveva distrugge e ricostruire il Tempio.

Sempre nel Nuovo Testamento, Gesù come Yoahannan ben Zakkay, profetizza la caduta del Tempio:

1Mentre usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!». 2Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta».

Oggettivamente la storia attesta che che la causa della caduta del Tempio e il protagonista di tutti questi eventi, non fu Gesù ma Giovanni di Giscala ( Yohannan ben Zakkai). E' chiaro che Giovanni di Giscala fosse nella realtà il Cristo delle profezie e che fu soprannominato Gesù nei Vangeli.
Come tutti I miei articoli, lascio la ciliegina sulla torta sempre per ultimo.

Proseguendo la lettura del Vangelo di Gamaliele leggiamo:

[6] Attestazione di Gamaliele. Io, Gamaliel, in questa occasione ho seguito il popolo con il padre Giuseppe e Nicodemo.
[7] Gli apostoli temevano di avvicinarsi alla tomba e non sapevano quanto era accaduto. Per paura degli Ebrei, infatti, si erano dispersi nei luoghi più diversi.
[8] Ma io, Gamaliel, andai con tutto il popolo per vedere quanto era accaduto nella tomba del nostro Signore Gesù.
[9] Pilato e tutto il popolo ritornarono assieme in città… a causa della sua risurrezione dai morti, mentre Pilato portava in mano le bende di lino.
[10] Tutto il popolo, quelli della regione di Samaria e i pagani volevano vederle.
[11] Recatosi al palazzo del sommo pontefice, Pilato  DEVASTÒ LA SINAGOGA e il popolo saccheggiò tutto quanto essi possedevano.
IL Vangelo conclude con PILATO CHE DISTRUGGE IL TEMPIO!?!?

COME È POSSIBILE?

Questo non è un errore ma una falsificazione a mio giudizio posteriore alle redazione del Vangelo!
Sappiamo che il Tempio fu distrutto da Vespasiano tramite suo figlio Tito.
Nel Talmud viene ribadito ciò, in seguito alla (falsa, così appare) morte e risurrezione non di Gesù, ma di Yohannan ben Zakkai:

http://www.anzarouth.com/2008/08/talmud-ghittin-55-57.html


In questa fonte oltre a comparire il ricco Nicodemo nel contesto della morte e risurrezione di Giovanni, appare senza ombra di dubbio, che il SALVATORE ( da cui deriva Gesù) della famiglia Gamaliel era Yoahannan ben Zakkai:
" [Vespasiano] obiettò: "Anch'io ho già ribattuto [a quella tua risposta!]" E aggiunse: "Io me ne vado e manderò qui un altro [al mio posto]. Fammi una richiesta, e l'esaudirò." Gli disse [Giovanni]: "Concedimi Yavne e i suoi saggi; e la dinastia di Rabban Gamliel [per salvare la discendenza del re David (Rashi)].
Nel Talmud tuttavia, non appare il ricco Giuseppe d'Arimatea, colui che contrattò non con Pilato, come dicono I Vangeli, ma con Tito Vespasiano.
Chi poteva essere storicamente questo mediatore di nome Giuseppe, che nel Vangelo di Gamaliele viene chiamato “padre Giuseppe" e cioè il sacerdote Giuseppe?
Chi era Giuseppe d'Arimatea nella storia?

Esiste un sacerdote di nome Giuseppe che ha mediato effetivamente per Giovanni di Giscala dopo la sua morte e risurrezione?

La risposta la troviamo in GUERRE GIUDAICHE:
Libro VI:103 Eppure, Giovanni, non soltanto è bello pentirsi delle proprie colpe, sia pure all'ultimo momento, ma
se tu volessi risparmiare alla patria la rovina avresti un magnifico esempio da seguire, quello di Ieconia re dei giudei.
Libro VI:104 Quando per causa sua l'esercito babilonese gli mosse guerra, egli, prima che la città fosse espugnata, ne venne fuori senza che alcuno lo costringesse e preferì affrontare volontariamente la schiavitù insieme con la sua famiglia piuttosto che consegnare ai nemici questi luoghi santi e vedere la casa del Dio in preda alle fiamme.
Libro VI:105 Per questo tutti i giudei lo esaltano nella loro storia sacra e il ricordo sempre fresco presso i posteri attraverso i secoli lo rende immortale.
Libro VI:106 Un magnifico esempio, Giovanni, anche se per seguirlo dovessi affrontare qualche pericolo; io, comunque, ti assicuro anche il perdono dei romani…

Giuseppe d'Arimatea era dunque storicamente l'ex sacerdote Giuseppe bar Mattia, autore di Guerre Giudaiche e intimo amico di Tito. Visto la sua promessa in pubblico, sicuramente fu lui a mediare la salvezza di Giovanni con Tito, dopo la sua “simulata per gli ebrei" morte risurrezione.

NOTE

Alcuni contenuti sono tratti dal sito www.anzarouth.com : Talmud Bavli, trattato Ghittin, traduzione a cura di Ralph Anzarouth

http://www.anzarouth.com/2008/08/talmud-ghittin-55-57.html